STORIA
La trattoria Ometto è situata ai primi contrafforti delle Apuane poco sopra Carrara. Come sfondo, il panorama suggestivo delle cave.
Nasce nei primi anni 70 come circolo arci-anpi; punto di riferimento dei cavatori che dopo aver trascorso una estenuante giornata di lavoro si fermavano a degustare il lardo, baccalà marinato ,trippa, taglierini nei fagioli, torta di riso, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino, al fuoco del camino in inverno o sotto il pergolato di uva fragola su tavoli e panche in marmo al riparo della calura estiva.
Il detto da Ometto " tutto e' perfetto fora che lù" nasce dalla fama del suo carattere un pò burbero e un pò guascone, 
nel suo locale non potevano entrare le persone che non gli piacevano e i tedeschi, perchè partigiano, poteva farlo perchè per
accedere al locale era necessaria la tessera arci-anpi.
Dal 2000 non è più così perche' e' stato trasformato in trattoria, per cui è garantito l'ingresso a tutti.

CARRARA,
A 50 ANNI DALLA LIBERAZIONE,
UN EX COMBATTENTE DELLA BRIGATA GARIBALDI NON RIESCE A PERDONARE

" Io, ancora in guerra con i tedeschi "
Ristoratore partigiano respinge i turisti: non dimentico i massacri

------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Carrara, a 50 anni dalla Liberazione, un ex combattente della Brigata Garibaldi non riesce a perdonare TITOLO: "Io, ancora in guerra con i tedeschi" "Sono peggio dei giapponesi nel Pacifico No ai germanici nonostante il marco" Lo scrittore Nori invoca: pieta' il 25 aprile Ristoratore partigiano respinge i turisti: non dimentico i massacri - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -- - - - - - - CARRARA . Sulla Linea gotica c' e' un' osteria "verboten" ai tedeschi. Titolare e' Francesco Farsetti detto "Ometto", 73 anni, ex partigiano della "brigata Garibaldi". Il posto di ristoro si trova a Bedizzano di Carrara, in mezzo alle cave di marmo delle Alpi Apuane. In questo luogo i tedeschi . donne, vecchi o bambini . non sono graditi. Il vecchio partigiano non concede loro neanche un panino, un caffe' o un bicchier d' acqua. Se li riconosce, li ferma sulla porta d' ingresso e chiede loro se possiedono la tessera dell' Arci o dell' Anpi (quella dei partigiani d' Italia). Poi, con ferma cortesia, li allontana. Sull' ingresso del locale, l' insegna scolpita nel legno ironizza: "Da Ometto, tutto e' perfetto". Piu' in alto, sulla rossa facciata della trattoria, spicca la seconda: "Da Francesco Farsetti, circolo Arci e Anpi". All' interno del locale, frequentatissimo da cavatori, camionisti e turisti, l' arredo urbano e' di un bianco mirabolante. Lastre, panchine, tavoli e camminatoio sono tutti di marmo grezzo: spessore di un' epoca, di storia e di lavoro. Poi c' e' quella che "Ometto" considera sacra reliquia: un grande quadro a conservare 360 volti di partigiani caduti in combattimento mezzo secolo fa; piccole fotografie decorate da un cuore di stoffa ricamato da un anarchico, o da una rosa rossa. L' altro ieri al porto di Carrara e' arrivata una nave carica di 220 turisti tedeschi. Un affare per i ristoranti del luogo, vero signor Farsetti? "Ma da me non mangeranno niente . sostiene "Ometto" . perche' i "crucchi" fanno paura anche oggi e se posso li combatto". Nell' immediato dopoguerra, prosegue, "i partigiani delle Apuane, io in testa, fondammo questo ritrovo. E dal 1946 che allontano tutto cio' che sa di tedesco dal locale. Se qualcuno riesce a entrarvi perche' sono impegnato nella semina o a infiascare vino, mi rodo dentro e non ho pace fino a quando non va via. Ma accade di rado, perche' li riconosco al fiuto". Dopo cinquant' anni, signor Farsetti, non le sembra di essere come quei giapponesi che, non sapendo la guerra finita, difendono gli atolli? "Anche peggio, perche' ho visto coi miei occhi brandelli di carne umana di vecchi e bambini, assassinati dalle SS di Walter Reder, il "Monco maledetto", che ha fatto sfracelli di innocenti dalle nostre parti, solo per rappresaglia. La fame e' stata tanta come la paura. Pensate davvero che accetti di servire i tedeschi o di fargli scattare fotografie nei luoghi dove hanno ammazzato tanta brava gente?". "Sara' anche un po' esagerato, ma mio marito ha ragione . fa eco Siria Ussi, consorte di "Ometto" . siamo allergici ai tedeschi, ai loro costumi, alla loro lingua sferzante, al loro danaro che sale troppo a mortificare la nostra liretta. Eppoi nostri colleghi ci riferiscono che sono anche tirchi e mangiano male pur di non spendere. Che vadano altrove: "raus", come loro ordinavano a me quand' ero bambina". "Trent' anni fa sui monti di Carrara incendiarono il primo campeggio tedesco . rievoca lo scrittore Enrico Nori .. Ancora oggi c' e' un "Ometto" che conserva rancori indelebili. Sarebbe bello che il 25 aprile ognuno ricordasse in silenzio i propri morti, di qualsiasi nazionalita' . Con un pensiero pietoso a quei poveri ragazzi tedeschi, mandati al massacro dalla follia dei loro capi". "Dio perdona ma io no . replica l' ex partigiano Farsetti . i miei compagni si rivolterebbero nelle fosse comuni dove li avevano gettati. Perche' la notte sento ancora il rumore pauroso degli scarponi chiodati. E non sara' mai che un tedesco lo confonda con gli aromi della mia cucina casalinga: verboten, malgrado il marco forte".

 




Nel mio ristorante niente tedeschi
Dura da 62 anni il divieto dell'ex partigiano che gestisce una trattoria sulle colline di Carrara. Unica eccezione, nei giorni scorsi, una reporter di Berlino anarchica e antinazista





CARRARA. A Bedizzano di Carrara, in mezzo alle cave di marmo, proprio a due passi dalla Linea gotica, fino a qualche giorno fa c'era una trattoria "verboten" ai tedeschi. Titolare è Francesco Farsetti detto Ometto, 86 anni che non dimostra, comunista irriducibile ed ex partigiano della "Brigata Garibaldi". In questo luogo ameno sorto nel lontano 1946, i tedeschi: donne, vecchi o bambini, non sono graditi. Il vecchio partigiano non concede loro neanche un panino, un caffè od un bicchiere di acqua. Se li riconosce li ferma sull'uscio del ristorante e chiede se posseggano la tessera dell'Anpi o dell'Arci. Poi, con ferma cortesia, li allontana: "Raus: da me gente come voi non mangia niente!".
Ma proprio il giorno della ricorrenza dell'eccidio di S. Anna di Stazzema, è scoppiata la "bomba" di pace: una tedesca è riuscita a violare l'osteria-bunker del nemico giurato dei nazisti. In pratica e per un giorno il signor Francesco Farsetti ha firmato l'armistizio con la Germania e suggellato il Patto d'Acciaio con Digne Meller Marcovicz di 74 anni, famosa fotoreporter di Berlino, ma anarchica ed antinazista dichiarata.
Una sorta di tregua a discrezione sancita nel locale di Bedizzano, sotto i pergolati di uva fragolina e un arredo urbano mirabolante di grandi tavoli, balaustre, panchine e pavimento di marmo grezzo e levigato. «Lo spessore di un'epoca - dice Ometto - di storia, di lutti e di sacrifici di lavoro».
Tra il partigiano e la tedesca è scoccata la scintilla della solidarietà dinanzi a piatti di minestrone coi fagioli e delizioso baccalà marinato "alla livornese". Poi i brindisi, con relativo tintinnio concorde dei "francesini" colmi di vino rosso.
Ma la storia di Ometto "spaventapasseri dei tedeschi" ha radici lontane e drammatiche, come quella ancora più crudele di Digne Meller Marcovicz. Vicende che non possono e non debbono suscitare l'ironia che oggi si infonde. 

L'oste ci mostra quella che considera una Sacra reliquia: un grande quadro che conserva i volti di 360 partigiani caduti in combattimento coi tedeschi nel 1944-45: fototessere, decorate da un cuore di stoffa nero e rosso sangue, ricamato da un famoso anarchico di nome Gogliardo Fiaschi. «Ho visto i massacri di gente inerme, compiuti dagli aguzzini delle SS di Walter Reder, quel Monco maledetto che dalle nostre parti ha combinato sfracelli e orrende rappresaglie. Come posso servire i discendenti di tanta barbarie - s'interroga ancora oggi Ometto - i miei morti ammazzati si rivolterebbero nelle fosse comuni dove li avevano scaraventati».
Digne M. Marcovicz, tedesca ospite, alza gli occhi al cielo e ripensa alla sua famiglia di scienziati, industriali ed artisti "ebrei-tedeschi-olandesi" annientata dai nazisti. Ricorda di sua sorella, Cato, 22 anni, che si ribellò al regime di Hitler, ma che nel 1943 venne decapitata in carcere a Berlino. Con il boia che brandiva una scure enorme e indossava cappuccio nero e guanti bianchi. La giornalista sospira, mentre Ometto esclama: «Stavolta ho fatto un'eccezione e ho dato da mangiare in casa mia ad una tedesca anarchica e antinazista come lei. Ma l'eccezione non conferma la regola perche se Dio perdona, Ometto... no!». Poi conclude: «Raus, raus a tutta la gente di razza ariana». Digne M. Marcovicz lo fissa e gli sorride: «Dai, Ometto dagli occhi azzurri, oggi è una magnifica giornata piena di luce. Non fare il razzista».

 

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